Prinicipi al servizio della trasformazione organizzativa

Mattia Rapisarda
3 min readOct 22, 2021
Photo by Tim Johnson

Ad Aprile 2020 ho iniziato il mio lavoro in banca, con un focus rivolto su due squad che si occupavano di pagamento elettronici.
La voglia di fare, che mi ha sempre contraddistinto, mi ha portato dopo una settimana a facilitare il mio primo workshop in Banca Sella.

Output: mappa delle relazioni

Questo output ha permesso a tutti di comprendere e confrontarsi sulle diverse relazioni in cui la squad è coinvolta, la loro maturità e possibili azioni per rendere le relazioni più mature ed efficaci.

Fare, fare, fare…

Più che mai avevo voglia di fare, un chapter di persone super fighe, un contesto pieno di energia, in profondo cambiamento, dovuto anche all’arrivo del Covid.

Un periodo che spesso ci ha costretto a lavorare per urgenze.

Poi, ad un certo punto, inizio a capire che quel bisogno di fare non era dettato solo dal momento, ma era intrinseco nella cultura dell’organizzazione.

Ecco che iniziai a sentire e comprendere l’importanza delle pause.
Ne ho parlato anche qui: Il giusto ritmo e la giusta frequenza in un percorso di trasformazione.

Questa cultura è radicata, a tutti i livelli, con cause che iniziano ad emergere ed essere chiare in modo molto forte: impatto sui rilasci, mancato raggiungimento di obiettivi, persone sovraccariche, sprechi…

Problemi o opportunità?

Bene! Il fatto che si inizi ad avere chiari questi aspetti vuol dire che stiamo disinnescando alibi e rompendo veramente degli equilibri.
Quando parlo di “equilibri” faccio riferimento ai sistemi dinamici, come le nostre organizzazioni, in cui si descrive un punto di equilibrio quel punto in corrispondenza del quale l’evoluzione del sistema è stazionaria.

L’evidenza di questi temi, l’averli colti e iniziato a gestirli, ci ha permesso di comprendere meglio le reali cause che influenzano e alimentano questi problemi.
Ecco che per noi diventa un opportunità, non solo per portare le nostre competenze su temi ad alto impatto, ma per maturare una reputazione operativa che ci ha permesso oggi di essere riconosciuti come riferimento per diversi stakeholder.

Dalle squad, alla tribe, all’ownership di temi legati all’evoluzione dell’assetto organizzativo.
È qui che sto cercando di lavorare su un cambio culturale forte, anche nelle modalità operative con cui porto avanti le attività, basato su una gestione iterativa attraverso il ciclo Plan-Do-Check-Act, che permette un continuo miglioramento dei processi lavorativi.

Principi guida

Da qualche mese ho iniziato quindi ad interrogarmi su quali sono i principi guida che, lo dico con un pizzico di arroganza, vorrei guidassero la trasformazione:

  • Profondo e stretto più che largo e poco profondo
  • Top-down e bottom-up

Un cambiamento guidato da discussioni più che direttive, in cui è necessario smettere di correrre e sviluppare un senso di sicurezza personale per permettere alle persone, e con loro l’organizzazione, di riflettere e migliorare.

Ho iniziato ad introdurre spunti su sistemi complessi, sistemi socio-tecnici, adaptive organization design…

Cosa può aiutarmi?

Ecco che il nostro chapter lead prende l’importante decisione, per sè e per noi, di mettersi in gioco in un altra organizzazione. Anche questo ha rotto degli equilibri, ma siamo stati in grado e in parti ci stiamo ancora lavorando per ritrovarlo.

Ma come vi ho detto un punto di equilibrio è quel punto in corrispondenza del quale l’evoluzione del sistema è stazionaria.

Quindi?

  • Rompere degli equilibri permette al sistema di evolvere. Fa bene mettersi in discussione ed essere pronti a romperli, riuscendo ad avere le capacità e gli strumenti per sondare il sistema ed essere in grado di reagire in modo consapevole;
  • Per rompere degli equilibri bisogna prima riconoscerli, accoglierli e saperli sfruttare. Per i più nerd, sto traendo spunto anche dal punto di sella (e si, il nome è una coincidenza);
  • Davanti ad un problema è importante riuscire a fare le giuste domande per capire come trasformarlo in un’opportunità per l’evoluzione dell’intero sistema;
  • Ricordati di respirare e che anche il maestro Yoda dice: fare o non fare, non c’è provare. Quindi non sempre bisogna fare, c’è anche la possibilità di non fare. A volte basta solo stare.

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Mattia Rapisarda

I support people and organization in their evolution path.